Sole

Se 600 mila foto del Sole vi sembrano poche…?

27/09/2010 –

Se 600 mila foto del Sole
vi sembrano poche…

 

PIERO BIANUCCI

Seicentoventimila fotografie del Sole in luce ultravioletta: una quantità enorme, un patrimonio che ora non potrà più crescere. SOHO, la navicella spaziale europea inviata alla fine del 1995 nel “punto di Lagrange n. 1” a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra per poter osservare l’attività del Sole 24 ore su 24, ha avuto una esistenza così lunga da superare le più rosee aspettative. Parecchie volte la sua sopravvivenza è stata appesa a un filo, ma poi le cose si sono sistemate e si spera che questo osservatorio solare possa funzionare ancora per alcuni anni. Adesso però gli acciacchi incominciano a farsi sentire. Uno dei suoi 12 strumenti, la camera EIT, strumento per scattare al Sole fotografie nell’estremo ultravioletto come quella qui riprodotta, in questi giorni è stato messo a riposo (anche se non del tutto e non definitivamente) dopo aver trasmesso per quasi quindici anni una immagine della corona solare ogni 12 minuti: Complessivamente, appunto, più di seicentomila.

Questo flusso continuo di informazioni ha letteralmente rivoluzionato la conoscenza della dinamica della nostra stella, mostrandoci protuberanze quiescenti e altre in rapidissima evoluzione, onde di plasma che percorrono la corona come tsunami negli oceani terrestri e paurose emissioni di plasma nello spazio che in alcuni casi giungono ad investire il nostro pianeta. Frutto di un consorzio tra istituti scientifici di Stati Uniti, Belgio e Francia, EIT ha ripreso immagini di mezzo milioni di macchie solari che tutti abbiamo potuto vedere quotidianamente nel sito di SOHO (SOlar Heliospheric Obsservatory). Più di 400 sono le pubblicazioni scientifiche generate dalle osservazioni compiute con la camera EIT.

Le seicentomila e più immagini riprese da EIT mi fanno venire in mente che il Sole fu il primo soggetto astronomico ad essere fotografato. La fotografia ha molti padri ma quelli più titolati sono senza dubbio Nièpce e Daguerre. L’astronomo e uomo politico François Arago annunciò l’invenzione all’Accademia delle Scienze di Parigi il 7 gennaio 1839 e poi, con più particolari, il 19 agosto. Lui stesso tentò subito, per primo, di fotografare il Sole: all’epoca la sensibilità alla luce era così bassa che soltanto un astro così luminoso poteva essere fotografato con una posa relativamente breve.

Poco dopo, nel 1842, anche l’ottico francese Lerebours scattò alcune immagini alla nostra stella ma Arago giudicò deludenti i suoi risultati. La prima fotografia astronomica di cui esista una riproduzione è una immagine del Sole di 12 centimetri di diametro ripresa il 2 aprile 1845 da Foucault e Fizeau con una esposizione di 1/60 di secondo: mostra alcune macchie solari e l’oscuramento al bordo del disco solare. Solo nel 1854 Joseph Bancroft Reade, usando un telescopio di 61 centimetri e 23 metri di distanza focale riuscì a mostrare la granulazione della fotosfera solare, ma già il 28 luglio 1851 alla Specola di Koenisberg durante una eclisse totale Berkowski era riuscito a fotografare le protuberanze e la corona.

In Italia pionieri della fotografia astronomica furono padre Francesco de Vito, che nel 1843 tentò senza successo di riprendere un dagherrotipo di una eclisse si Sole, e padre Angelo Secchi, che nel 1851 ottenne buone immagini della Luna e dell’eclisse di Sole del 28 luglio. “L’immagine ingrandita dall’oculare – scrive padre Secchi – ha sulla lamina un diametro di 75 millimetri. Un poco di vento agitando il cannocchiale ha prodotto qualche sfumatura ai contorni, ma non tanta da nuocere alla precisione dell’immagine”.

Passano sei anni e padre Secchi sperimenta tra i primi la tecnica fotografica al collodio umido, che permette esposizioni molto più brevi: dal gennaio al dicembre 1857, con l’aiuto del farmacista romano Francesco Barelli, realizza il primo atlante fotografico della Luna in tutte le sue fasi, dalla prima falce crescente all’ultima falce calante. E furono le fotografie dell’eclisse totale di Sole del 18 luglio 1860 ottenute in luoghi diversi della Spagna da padre Secchi e Warren de la Rue a dare la prova definitiva che corona solare e protuberanze sono fenomeni solari reali e non giochi di luce atmosferici.

A partire dal 1870 la fotografia astronomica fa rapidi progressi grazie al deciso miglioramento della sensibilità delle lastre: dai 5 ISO del collodio umido si passa nel 1887 ai 50-100 ISO delle emulsioni al bromuro d’argento di fine Ottocento. Il 30 settembre 1880 Henry Draper ottiene la prima valida fotografia della Nebulosa di Orione dopo una posa di 51 minuti al rifrattore da 28 centimetri di Alvan Clark. Nel 1882 David Gill riprende immagini spettacolari della grande cometa comparsa in quell’anno. Le stelle sullo sfondo erano così nitide e numerose da convincerlo a lanciare l’idea di una mappa fotografica del cielo. Per il cielo australe dal polo Sud alla latitudine di -19° l’impresa fu compiuta in sei anni da R. Wood usando un obiettivo da 15 centimetri e 1,35 metri di focale. Ogni lastra copriva un quadrato di 6° di lato. Con pose di un’ora si raggiungeva la decima magnitudine. Kapteyn, a Groninga, misurò così la posizione e la luminosità di 454 875 stelle.

Tornando ai nostri giorni, continuano ad alternarsi notizie che annunciano tempeste solari disastrose per l’umanità entro il 2013 e notizie opposte secondo le quali invece l’attività solare sta spegnendosi e ci si avvia a un nuovo “minimo di Maunder” della durata di un secolo o giù di lì, con annessa “piccola era glaciale”, come accadde nel Sei-Settecento.

La prima categoria di notizie (quella che annuncia disastri) è di gran lunga la meno credibile. La seconda ha dalla sua il fatto che in realtà ormai da parecchi anni il campo magnetico solare sta riducendo la sua intensità. Al ritmo attuale, potrebbe azzerarsi in una dozzina di anni. E il campo magnetico è il motore dell’attività che si esprime nelle macchie e nel ribollire delle protuberanze. Che dire? Anche su questo versante è meglio essere prudenti. Vedremo chi ha ragione. Ma certo di una imminente catastrofe causata da eccesso di attività solare per ora non c’è il minimo segnale. 

Tratto da :  http://www3.lastampa.it/scienza/sezioni/il-cielo/articolo/lstp/340882/