Legge del Ritmo

Ma quante stelle stanno a destra?

Ma quante stelle stanno a destra?
E ti inseguono…

Richard Gregoy Richard Gregoy 
 PIERO BIANUCCI

“Seconda stella a destra” deve essere un titolo che piace a chi si mette alla prova nel divulgare l’astronomia.

Si intitola così un libro di Andrea Balbi appena pubblicato da De Agostini, brevi biografie di astronomi e fisici famosi; cose leggere, di superficie, se si pensa che ogni singola biografia occupa quattro pagine e anche meno, si tratti di Tolomeo, Galilei, Newton o Hubble.

Ma “Seconda stella a destra” è anche il titolo di un libro di Andrea Bernagozzi e Davide Cenadelli pubblicarono un anno fa da Alpha Test. I quali Bernagozzi e Cenadelli, a loro volta, si presero un pezzo del sottotitolo del mio “Stella per stella” edito più di vent’anni prima da Giunti (“Guida turistica dell’universo” nel loro caso si è ridimensionato a “Guida turistica al Sistema solare”; tra l’altro il mio sottotitolo non è mio ma me lo suggerì mia moglie Elena).

Balbi è un ricercatore del Dipartimento di fisica dell’Università di Tor Vergata. Evidentemente dopo “La musica del Big Bang”, che uscì da Springer nel 2007, libro di divulgazione ambizioso, ha deciso di puntare a un target di ragazzi alle prime curiosità nei confronti del cielo, con un tono disinvolto e un po’ troppo casual. Levità che si paga mettendo nella seconda parte del libro quelli che Balbi chiama “spiegoni”, cioè schede sui sistemi di Tolomeo, Tycho Brahe, Keplero, Via Lattea, Relatività e così via, discorsi che avrebbero intralciato le micro-biografie.

Sarà complicato distinguere due libri con lo stesso titolo, e forse è più affare da avvocati esperti di copyright che da recensori, ma in ogni caso in entrambi i casi il lettore, pur avvertendo per par condicio un vivo bisogno di altrettante stelle di sinistra, capisce che cosa troverà in quelle pagine: astronomia trattata alla buona, con parole familiari e un po’ troppa condiscendenza.

L’astronomia invece salta fuori inattesa – e molto gradita – leggendo il bellissimo libro di Richard Gregory “Vedere attraverso le illusioni” (Raffaello Cortina, 240 apgine, 23 euro).

Illustre studioso della percezione visiva scomparso di recente (17 maggio 2010) all’età di 87 anni, Richard Gregoy (nella foto) era professore di Neuropsicologia e direttore del Brain and Perception Laboratory dell’Università di Bristol.

In questo suo lavoro, che riprende vari temi del precedente e non meno affascinante “Occhio e cervello. La psicologia del vedere”, Gregory traccia quella che chiama la “Tavola periodica” delle illusioni ottiche, in analogia con la Tavola periodica degli elementi chimici di Mendeleev.

Due illusioni ottiche di cui ci parla Gregory riguardano la Luna. La prima è quella delle maggiori dimensioni che il disco lunare sembra avere quando è basso sull’orizzonte. La seconda è meno nota e riguarda il fatto che in talune circostanze sembra che la Luna e le stelle seguano i movimenti dell’osservatore. “Si tratta – scrive Gregory – di un effetto particolarmente evidente quando si guida di notte in un’auto aperta. E’ come se delle cordicelle unissero la Luna e le stelle all’auto in movimento”.

Ed ecco la spiegazione: “La Luna e le stelle sono così lontane che non vi è alcuna significativa modificazione della direzione della luce che proviene da esse quando ci muoviamo sulla Terra. Nel caso degli oggetti vicini, questo può accadere soltanto alle cose che si muovono insieme a noi. Così attribuiamo un movimento alla Luna e alle stelle, e vediamo che si muovono insieme a noi. Forse, per millenni, questa è stata la prova che il nostro andirivieni sulla Terra è legato alle cose celesti e quindi gli dei manifestano qualche sollecitudine nei nostri confronti. Deriva di qui l’astrologia?”.

Interessante, vero?

 Tratto da : http://www3.lastampa.it/scienza/sezioni/il-cielo/articolo/lstp/330982/